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De l’amour

13 Gennaio 2014
Edward Burne Jones, "Pan e Pische", 1874 ca., da collezione privata
Edward Burne Jones, “Pan e Pische”, 1874 ca., collezione privata

Stendhal, in De l’amour, testo scritto mentre viveva un’impossibile e cocente relazione amorosa con Matilde Viscontini Dembowsky, cioè all’incirca a partire dal 1819, tratteggia una sorta di ars amandi romantica. Si ama la bellezza, e la bellezza è ciò che suscita amore. Tuttavia la bellezza per essere percepita ha bisogno di distanza, affinché l’immaginazione possa rincorrere ogni palpito e costruire quell’impalcatura di cui solo l’innamorato conosce le vie, le corrispondenze e i segreti.

La parola chiave per Stendhal è cristallisation, ovvero quel processo che in natura avviene a un rametto di legno che cada in una miniera di sale e nel giro di qualche mese intorno al suo scheletro veda fiorire un ricamo di sofisticate incrostazioni che ne ampliano il volume e la bellezza.

Allo stesso modo avviene in amore, l’amato s’installa nella nostra psiche ramificando la sua presenza fin dove possibile e accrescendo il senso di meraviglia e di bellezza, almeno fino a quando ci è parzialmente precluso, o in qualche modo serba il proprio segreto. La quotidianità e l’eccesso di prossimità sembrano fare a pugni con l’idealizzazione amorosa.

Dall’epoca in cui scriveva Stendhal la concezione dell’amore è parecchio cambiata, per quanto rimangano vere molte dinamiche psicologiche da lui descritte. Di sicuro continua ad essere uno dei temi più comuni e, a questo punto dopo secoli di letteratura, più difficili da raccontare, proprio perché appartiene all’esperienza universale, ma in tale esperienza ciascuno si sente a suo modo unico.

Nel mio nuovo romanzo, L’amore normale (uscirà a marzo per Einaudi), si parla anche di questo.

Mi piacerebbe che chi passa di qui e legge arricchisse la lista di libri che parlano di questo argomento o di romanzi che ne raccontano. Io ne elencherò alcuni, che non sono affatto una bibliografia esaustiva, ma solo letture che mi hanno accompagnato e ispirato mentre scrivevo il romanzo. A voi di suggerirne altri.

Platone, Il convito
W. Goethe, Le affinità elettive, 1809
G. Flaubert, Madame Bovary, 1856
Denis de Rougemount, L’amour et l’Occident, 1939
R. Barthes, Frammenti di un discorso amoroso, (1977) ed. it. Einaudi, 1979
E. Illouz, Perché l’amore fa soffrire, il Mulino, 2013
Buyng-Chul Han, Eros in agonia, Nottetempo, 2013
J. Updike, Couples, Knopf, 1968
A. Dubus, Non abitiamo più qui, (Adultery and Other Stories, 1975-1980) ed. it. Mattioli 1885, 2009
L.G. Tin, L’invenzione della cultura eterosessuale, Due punti, 2010

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4 Commenti

  1. Di Aldo Carotenuto, “Amare tradire”, “Eros e pathos”, “Riti e miti della seduzione”. Per me Carotenuto è stato un Maestro. Un abbraccio forte

  2. teseo

    Edith Wharton, l’età dell’innocenza, 1920
    Gabriel Garcia Marquez, l’amore al tempo del colera, 1985
    Sandor Marai, la recita di Bolzano, 2000
    Yukio MIshima, ali, 1992

  3. Sì, certo Anna Karenina. Grazie, Francesca. Non l’ho nominato solo perché non rientra nelle letture o riletture più recenti, ma è un punto di riferimento fondamentale.

  4. Francesca

    L. Tolstoj Anna Karenina – Einaudi

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