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Del perdere

14 Settembre 2017
Ostrakon della danzatrice, Nuovo Regno, XIX dinastia, 1292-1186, Museo Egizio di Torino
Ostrakon della danzatrice, Nuovo Regno, XIX dinastia, 1292-1186, Museo Egizio di Torino

Allenata a superare sempre col massimo dei voti gli esami scolastici, a vincere i concorsi e le competizioni quest’anno ho perso un premio letterario importante come il Campiello.

Intendiamoci: già entrare nella cinquina è stata una vittoria, e l’intera esperienza di presentazioni, di incontro con il pubblico, di prossimità con gli altri autori non priva di momenti interessanti.

Però ci si stanca ad avere la testa concentrata su un obiettivo solo. Ed è deludente mancarlo.

Eppure nella grande spossatezza con cui sono arrivata a questa metà di settembre con la sua luce tersa e tremolante, sento anche un sollievo che non deriva solo dall’idea che tutto sia finito e non debba programmare la prossima tappa di una competizione durata tre mesi.

Non è solo la fine a dare sollievo, curiosamente più ci penso e più mi sembra che sia il fatto stesso di aver perso.

Anche a perdere ho sviluppato un certo allenamento, negli ultimi anni.

Sono tante le cose, le persone, le situazioni che ho perso e se questo mi causava un dolore acuto e una forma di rabbia sorda, ora mi sembra quasi il naturale corso della vita.

Samuel Beckett ha scolpito questo sentimento in modo lapidario: “Ho provato. Ho fallito. Prova ancora. Fallisci meglio”.

Ci proverò.

Nel frattempo credo che avrò modo di stupirmi ancora, di certo lo spero.

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Un commento

  1. AGNESE TANCREDI

    …E sicuramente stupirai anche noi!…. Grazie per le tue parole e per il tuo libro!

I commenti sono chiusi.