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I lettori di libri sono sempre più falsi

28 Novembre 2016

dust and wind

In questi giorni ho finito la revisione delle bozze del mio nuovo romanzo, intitolato La notte ha la mia voce, in uscita a metà febbraio 2017.

Un certo svuotamento mi prende ogni volta che un progetto di scrittura è arrivato a termine, perché so che mi devo staccare da quel microcosmo protetto e autosufficiente che un libro tende a essere.

Questo è bene, perché fuori c’è sempre di più, c’è la vita. Però è un distacco che ogni volta patisco, anche perché la scrittura, deposti gli attrezzi del mestiere, appare per quello che è: una vaga illusione, per dirla con Leopardi.

La definizione più bella, o più vicina al sentimento che provo, l’ha data Gianni Celati in chiusa a uno dei racconti che compongono le Quattro novelle sulle apparenze. E qui la riporto:

“Tutto ciò che si scrive è già polvere nel momento stesso in cui viene scritto, ed è giusto che vada a disperdersi con le altre polveri e ceneri del mondo. Scrivere è un modo di consumare il tempo, rendendogli l’omaggio che gli è dovuto: lui dà e toglie, e quello che dà è solo quello che toglie, così la sua somma, è sempre lo zero, l’insostanziale.
Noi chiediamo di poter celebrare questo insostanziale, e il vuoto, l’ombra, l’erba secca, le pietre dei muri che crollano e la polvere che respiriamo”.

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3 Commenti

  1. Veronica

    Bellissima citazione, che estremizza ancora di più la tua sensazione. Non solo una volta “deposti gli attrezzi del mestiere”, ma anche nel suo stesso farsi, la scrittura è evanescente e “insostanziale”. Eppure, è uno degli strumenti più potenti che abbiamo per approssimarci a noi stessi e al mondo, pur nel pathos della distanza (come dici infatti, al di là del libro “c’è sempre di più, c’è la vita”).
    Congratulazioni e in bocca al lupo!

  2. fabio painnet blade

    ” lui dà e toglie, e quello che dà è solo quello che toglie, così la sua somma, è sempre lo zero, l’insostanziale”

    Il divenire in natura non prevede compensazione, non c’è somma algebrica che riporti alla costanza, allo zero. L’insostanziale non esiste se non nella nell’accettazione teorica dell’informale. Il tempo lo si credeva reversibile ma la sua irreversibilità ci rivela che esso è parte integrante della formazione e della creazione, responsabile dell’originalità delle forme e degli eventi (moto), irripetibile così come ciascuno di noi. Purtroppo, o per fortuna, dà e toglie a casaccio , o secondo un ordine, una gerarchia o un’equazione che non ci è dato sapere, ma dalla cui somma (interazione con la materia) , germoglia e si dirama l’ irrinunciabile e inconfutabile realtà che siamo soliti chiamare Vita.

  3. Simona Cantelmi

    Non vedo l’ora di leggerlo, cara Alessandra. Un abbraccio e buon lavoro!

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