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Senza voce

9 Luglio 2013

Illustrazione di Anna Deflorian per il racconto "Senza voce" di Alessandra Sarchi

Questo è l’incipit del mio racconto pubblicato nell’antologia WATT 3,14 (2013), a cura di Leonardo Luccone e IFIX. L’illustrazione, come le altre del racconto, è di Anna Deflorian. Per saperne qualcosa di più si può consultare il sito: http://www.wattmagazine.it/.
L’intero volume è dedicato alla Grecia e ai suoi miti. Non è un libro da spiaggia, è grande come un vecchio disco in vinile ed è fatto di carta bella, di illustrazioni preziose; piuttosto è un libro da dopo spiaggia, quando il sole e la luce riportano la mente a una liquidità maggiore, all’apertura che ci vuole per accogliere i sogni e le immagini.

Il sole batteva a picco sul capo ricciuto e un poco sudato di Atteone, giovane cacciatore, stirpe di dèi e ninfe, il giorno in cui vagava sul monte Citerone. Per cercare frescura s’inoltrò in un boschetto e lì sorprese Artemide, dea dei boschi e della caccia, nuda al bagno attorniata dalle sue ninfe. Non è chiaro quanto Atteone avesse desiderato e cercato questo incontro o gli fosse capitato per caso. Alcuni dicono che si fosse travestito da cervo per potersi avvicinare senza destare sospetto, ma questo sarebbe stato ben misero inganno per la dea dei boschi che fra leoni cervi orsi cinghiali trascorreva le giornate, e ora li uccideva con l’arco e le frecce ora se ne prendeva cura, con lo stesso distacco di chi controlla vita e morte, essendone immune.

Ma cos’era il destino per questo giovane cacciatore nel pieno delle forze e della bellezza?
Atteone era figlio di Aristeo e Autònoe, i quali a loro volta erano il risultato dell’unione di Apollo e della ninfa Cirene e di Cadmo, fondatore di Tebe e domatore di mostri, e di Armonia la leggiadra figlia nata dagli amori di Ares e Afrodite. Essendo nipote di Apollo, Atteone aveva come prozia Artemide stessa, che di Apollo era sorella gemella. Una linea di luce pura, di fierezza e di sovrano distacco, di dominio delle passioni gli scorreva nel sangue. E il saggio centauro Chirone, suo maestro, doveva averla coltivata nell’istruire il discepolo. Ma un’altra vena divina era innestata nel suo corpo mortale: Autònoe sua madre, letteralmente colei che pensa da sé, era sorella di Semele madre di Dioniso, dio degli eccessi e dei furori viscerali, di cui Atteone era dunque cugino.
Fra la superiorità pura dell’intelletto e l’immersione vitale Atteone muove passi incerti, in un luogo di cui peraltro conosceva ogni dirupo e anfratto, e non sarà un caso che il monte Citerone sia al confine tra due regioni: Attica e Beozia. Ciò che le fonti chiamano destino, dovette essere per Atteone la scoperta di un passaggio, di due alternative opposte e di una soglia definitiva.

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2 Commenti

  1. Cara Francesca,
    in verità ho fatto fatica a misurarmi con l’assolutezza del mito. Il modo che ho trovato è stato quello di riscriverlo, se leggerai il racconto per intero vedrai che l’incipit e altri brani fanno parte del libro che il protagonista sta scrivendo per una collana dedicata al mito. Nel frattempo la storia di Atteone, della sua inaspettata intimità con Artemide, della punizione della dèa che gli toglie la voce e lo fa sbranare dai cani, non possono non avere conseguenze sul protagonista e sulla sua compagna. Perché quella fra Atteone e Artemide è una partita fra Natura e Uomo, maschile e femminile. Almeno, così io l’ho sentita.

  2. Che bello Alessandra. Io, come sai, sono convinta che il ritorno al mito possa darci strumenti e risposte che abbiamo dimenticato, dunque questa di Watt è un’iniziativa importante. E, come fai tu già nell’incipit di questo racconto, i personaggi del mito vanno accolti e sentiti dentro di noi.
    Un abbraccio

I commenti sono chiusi.