È uscito in questi giorni in libreria La signora di Wildfell Hall di Anne Brontë, nella traduzione di Francesca Albini e all’interno della collana “Le Grandi Scrittrici” curata da Monica Pareschi per l’editore Neri Pozza. Ne ho scritto l’introduzione e sono stata molto felice di farlo, perché questo è un romanzo non meno originale e interessante di Jane Eyre scritto da Charlotte Brontë e di Cime tempestose di Emily Brontë. Lo è sia a livello formale per l’inedito montaggio epistolare e diaristico, sia a livello di contenuto per l’audacia e la crudezza con cui affronta la condizione di minorità della donna all’interno del matrimonio, in una società – siamo nel 1848 – in cui alle donne non è ancora riconosciuto il diritto al voto. È anche un libro mistico, a suo modo, perché Anne, e con lei la sua eroina, cercava la verità a tutti i costi e la giustizia in ogni sua rivelazione terrena, a costo di qualsiasi sacrificio. Infine è un libro di straordinaria modernità per il tono realistico con cui la vita coniugale quotidiana viene analizzata, al di fuori di ogni idealizzazione romantica, di ogni cliché legato al genere. L’autrice, al pari di Jane Austen, sa descrivere i meccanismi sociali e le convenzioni che portano gli individui ad agire in un certo modo, e ciò che più le preme sono i passaggi strettissimi attraverso i quali le persone possono capire se stesse e gli altri e, talvolta, imprimere una svolta al loro destino. Mi pare una gran fortuna che questo romanzo torni in libreria.
Il nuovo romanzo di Alessandra Sarchi
In libreria dal 28 febbraio
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Di Alessandra Sarchi,
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