Pisanello ha ritratto alcune delle più notevoli figure di schiena della storia dell’arte del XV secolo. Impiccati soprattutto, dunque figure del crimine e della vergogna, come apprendiamo dall’ebook di Luigi Grazioli, Figura di schiena, che qui ho recensito (vedi Altre scritture 2014).
Questa invece è una singolare immagine di monaco, ammesso che la titolazione del disegno sia corretta. Seduto (o perché no? Seduta) avvolto in un mantello col cappuccio che ne rende indistinguibili le fattezze fisiche, ma comunica efficacemente l’ingombro sulla panchina di legno, questo corpo dandoci le spalle ci pone parecchi interrogativi sulla propria identità, sulla propria attività e perfino sulla sua reale presenza: gli mancano infatti i piedi. Sta dunque sospeso, potrebbe essere un fantoccio, una finzione che non cela una creatura vivente. Così mi pare la premonizione delle tantissime figure moderne che dal Romanticismo in poi dandoci le spalle ci invitano all’introspezione, allo sprofondamento nel mistero della natura e dell’umanità. Una schiena dice sempre la solita cosa: girami, vai oltre, vieni a scoprirmi. Un richiamo al quale è impossibile resistere, un innesco narrativo anche là dove la narrazione non esiste, o è tutta da immaginare, come nel caso del disegno di Pisanello dove non c’è sfondo o contorno che aiuti a collocare e contestualizzare la figura, darle un seguito.
Ma anche questo è possibile che fosse intenzionale da parte del pittore: un bravo artista concede moltissimo all’immaginazione del suo spettatore.